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I campi di concentramento in Puglia in un Quaderno culturale dell’UTL

La Redazione
I campi di concentramento in Puglia in un Quaderno culturale dell’UTL
L'archeologa Marica Mastrangelo raccoglie in una pubblicazione i contenuti del Corso di Archeologia, tenuto in presenza presso la locale Università
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L’archeologa Marica Mastrangelo raccoglie in una pubblicazione i contenuti del Corso di Archeologia, tenuto in presenza presso la locale Università

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Nell’anno accademico 2019/20 la dott.ssa Marica Mastrangelo, archeologa, tenne in presenza un corso di Archeologia presso la locale Università. Gli incontri furono molto seguiti per le tematiche trattate con competenza e passione. In alcune lezioni la Mastrangelo, con eloquio chiaro e scorrevole, condivise con i corsisti una tematica ai più sconosciuta I campi di concentramento in Puglia.

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Sinceramente tutti pensavano che la Puglia fosse stata un’oasi felice, che non avesse avuto campi di prigionia. E invece, grande fu lo stupore nell’apprendere che ahimè! anche nella nostra regione c’erano stati dei campi.

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L’autrice a pag. 6 propone al lettore una scheda esaustiva con il nome, il luogo e il tipo di campo. Apprendiamo per esempio che ad Alberobello ci fu un campo di concentramento come anche a Gioia Del Colle, Manfredonia, alle Isole di San Domino e San Nicola (Foggia). In altri paesi pugliesi nacquero campi per prigionieri di guerra (Altamura, Torre Tresca, Gravina, Tuturano) e altri campi P.G. Distaccamento di lavoro, e carcere. Le storie narrate sono raccapriccianti, assurde e colpiscono tutti i “diversi”.

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«Fu questo il destino – scrive Marica – di numerosi ragazzi del Sud vissuti in un’Italia per certi versi non troppo diversa da quella attuale, dove l’omofobia dilaga continuando a nutrirsi di ignoranza e intolleranza. Un destino quello degli omosessuali che li accomunò a tanti diversi del tempo: prostitute, persone con disabilità fisiche e mentali, esponenti di minoranze etniche e religiose, attivisti politici e intellettuali dissidenti che, non potendo finire in galera per una serie di valutazioni di legge, venivano esiliati dal regime fascista». A San Domino «le persone erano trasferite in catene per poi essere lasciate libere di muoversi… La giornata iniziava all’alba e terminava alle otto di sera… vivevano rinchiusi in grandi camerate, coi carabinieri che li controllavano a vista di giorno e li richiudevano a chiave di notte. Non c’erano fognature o gabinetti, i rifiuti venivano abbandonati in mezzo alle strade, il cibo era scarso e di bassa qualità, la tubercolosi incombeva».

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Nelle pagine successive l’autrice descrive con minuzia di particolari, tutti debitamente documentati anche con un apparato iconografico d’epoca molto interessante, gli atri campi, riproponendosi di parlare del campo di Altamura in una prossima pubblicazione sempre con l’Università, perché si tratta di un argomento storico da approfondire più analiticamente. Il Quaderno, dall’elegante veste tipografica, pubblicato dalla Faso Editrice in copie limitate, è un gioiello da leggere con attenzione per non dimenticare gli orrori prodotti dalla follia umana.       

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sabato 29 Gennaio 2022

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