Attualità

La guerra, “Il cassetto aperto” e Ivan Grozny Compasso al “Da Vinci”

Madia Lucia Colucci
Ivan Grozny al Liceo "Da Vinci" di Fasano
I viaggi e i ricordi del giornalista raccontati agli studenti dell'istituto "Da Vinci" di Fasano. «La guerra fa schifo – dice Grozny - è brutta, puzza ed è noiosa»
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Ancora una volta al “Da Vinci” di Fasano un’occasione rivolta a sensibilizzare i ragazzi sui temi attuali.

Ieri, infatti, mercoledì 24 maggio, nell’auditorium dell’istituto alcune classi, tra cui il quarto classico per il progetto di alternanza scuola-lavoro “Salvis iuribus” organizzato in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati di Brindisi, hanno assistito alla breve messa in scena del testo “Il cassetto aperto”, introdotto dalle parole dell’avvocato Gianmichele Pavone, il quale sta portando avanti il percorso di alternanza con alcuni studenti.

Il monologo, scritto da Daniela Luisa Bonalume con la regia di Dario Lacitignola, è ispirato ad un’esperienza vissuta in prima persona da Ivan Grozny Compasso, giornalista freelance impegnato in prima linea nei territori di guerra.

Lo spettacolo tratta la storia di un bambino (interpretato da Davide Semeraro) dagli occhi grandi, attenti, impauriti; un bambino che non ha smesso però ti avere fiducia nel mondo e che, nonostante non volesse più parlare con «chi porta le scarpe grandi», grandi come quelle di chi l’ha picchiato e torturato, decide di fidarsi di Ivan, di quell’uomo dai capelli ricci e bagnati, e gli rivolge la parola, dopo cinque anni di silenzio.

Ivan Grozny (soprannome attribuitogli da alcuni bambini in Serbia, che racchiude in sé tutti gli aggettivi positivi e negativi), non vuole che i ragazzi gli diano del lei e non vuol esser definito “coraggioso” ma “curioso”, è infatti la sua curiosità ad averlo spinto ad intraprendere percorsi difficili che ancora oggi racconta con gli occhi lucidi, come un fiume in piena.

Kobane, le mine antiuomo ovunque, i confini invalicabili oltrepassati, le tratte clandestine, gli spostamenti con la scorta, i trafficanti, le donne violentate, i figli delle pulizia etnica e tutti i suoi ricordi corrono veloci attraverso mille parole. «La guerra fa schifo – dice Grozny – è brutta, puzza ed è noiosa.»

Il giornalista lascia scorrere davanti agli occhi emozionati dei ragazzi presenti le espressioni, le mani, i volti di uomini, donne e bambini incontrati nei suoi lunghi viaggi, impressi nelle fotografie e nei video, testimoni inequivocabili di vite vissute ma soprattutto della voglia di vivere la vita.

Egli è «portatore sano di amore», così come lo definisce Daniela Luisa Bonalume che ieri, per la prima volta, lo ha incontrato dal vivo, pur conoscendolo già da molto attraverso i suoi racconti. La scrittrice conclude rivolgendo un augurio ai ragazzi «Vi invito – esclama – a non ignorare le vostre emozioni, perché da quelle potrebbero realizzarsi i vostri sogni!»

giovedì 25 Maggio 2017

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