Il dialetto fa pensare a un filone della letteratura tanto apprezzato, al tempo stesso guardato con sospetto. È un suono nostalgico, oppure per alcuni una cartina di tornasole di scarsa istruzione, di cui si deve provare vergogna. L’iniziativa promossa ieri presso i Portici delle Teresiane dalla sezione di Storia Patria fasanese, presieduta da Sante Trisciuzzi, ha invece ribaltato questi luoghi comuni dando ai presenti interessanti chiavi di lettura per apprezzarlo.
Giuseppe Palasciano, operatore culturale, Pino Pantaleo, presidente dell’associazione “Iniziativa dialetto” e Don N’col, pseudonimo del poeta Nicola Brescia, sono stati i relatori di questo primo appuntamento de “I Venerdì culturali”, tre personalità unite nel segno del vernacolo fasanese che hanno già dimostrato in tante occasioni una particolare attenzione per la sua rivalutazione e diffusione.
Il nostro dialetto è secco e perentorio, ricco di vocali mute e semimute. È una lingua che risente fortemente della sua posizione di limbo tra la Terra di Bari e la Terra d’Otranto: per questo rifugge da ogni sorta di incasellamento o etichetta, nonostante sia noto il filo rosso che lega Fasano al capoluogo regionale.
Negli ultimi trent’anni sono state molte le pubblicazioni degli studiosi che hanno cercato di promuovere il nostro prezioso patrimonio linguistico, ricordando che non si tratta di un vezzo di nostalgia del passato, ma dell’obbligo di una comunità di tramandare una tradizione principalmente orale.
Questo evento ha saputo dare dignità al dialetto fasanese, che non è solo un buon condimento per la satira politica o gli scritti del folklore: è una lingua con cui comporre soprattutto versi che sappiano raccontare i sentimenti. L’associazione “Iniziativa Dialetto”, fondata da Fernando Attoma Pepe, è pronta a ripartire forte della modernità e della bellezza del nostro dialetto.