Cronaca

Lasciarono garza in una paziente, condannata ginecologa e la sua équipe

Vincenzo Lagalante
L'ospedale "Umberto I" Fasano
I fatti risalenti al 2011 si sono verificati nell'ospedale "Umberto I" di Fasano, assolti, invece, l'anestesista e la sua infermiera
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Tre condanne e due assoluzioni. Questo è quanto ha deciso il giudice del Tribunale di Brindisi su un caso di malasanità verificatosi nel 2011 all’interno dell’ospedale “Umberto I” di Fasano: vittima una 59enne di Cisternino che si era sottoposta ad un intervento chirurgico di polipectomia cervicale. L’équipe medica – secondo il giudice – dimenticò una garza nella vagina della donna, procurandole poi lesioni consistite in leucorrea con algie vaginali (guaribili in un mese) a causa di un’infezione generata dalla permanenza della benda.

Il Tribunale di Brindisi ha così condannato la 44enne barese Raffaella Maria Abbatecola (medico ginecologo e responsabile dell’équipe medica), la 52enne fasanese Santina Sardella e la 53enne montalbanese Rosanna Martucci (infermiere), assolvendo per non aver commesso il fatto il 62enne anestesista fasanese Leonardo Arnese (difeso dall’avvocato Francesco Gentile) e una infermiera 58enne (difesa dagli avvocati Pasquale Dinatale e Vittorio Saponaro).

La ginecologa Abbatecola (difesa dall’avvocato Michele Laforgia di Bari) è stata condannata a due mesi di reclusione, Martucci (difesa dagli avvocati Dinatale e Saponaro) ad un mese di reclusione e Sardella (assistita dal legale Antonio Ditoma) al pagamento di 300 euro di multa. Abbatecola, Martucci e Sardella sono state anche condannate al pagamento delle spese processuali e al risarcimento del danno di 4.200 euro a favore della parte civile.

I fatti risalgono al 9 giugno 2011: l’allora 55enne cistranese fu sottoposta ad un intervento chirurgico in regime di day-hospital presso il reparto di Ginecologia dell’ospedale “Umberto I” di Fasano tendente ad asportare un polipo presente nel canale cervicale, così come diagnosticato dalla ginecologa Abbatecola (che ha poi eseguito l’intervento). In quella stessa data fu dimessa, ma il giorno dopo riscontrò perdite di sangue e qualche giorno dopo avvertì anche bruciore e dolore nella parte interessata dall’intervento, nonché cattivo odore.

Nonostante ciò, la donna seguì la terapia prescritta, ma senza miglioramenti. Dieci giorni dopo l’intervento, fu sottoposta ad ecografia e la ginecologa Abbatecola, non eseguendo invece una visita speculativa, consigliò di proseguire l’applicazione di crema lenitiva ed ovuli. Con il tempo, la situazione peggiorò e aumentarono sia il dolore sia l'odore nauseabondo.

Un mese dopo l’intervento, il colpo di scena: la paziente, durante l’espletamento di un bisogno fisico, espulse dalla vagina un corpo estraneo intriso di sangue e pus. Si recò prima all’ospedale di Cisternino e poi trasferita a quello di Monopoli e qui i medici scrissero sul referto: “Da un mese leucorrea con cattivo odore e bruciore vaginale”.

Durante il processo, dopo la denuncia presentata ai carabinieri, il medico Antonio Carusi ha effettuato una consulenza e ha scritto, sulla sua relazione, che la garza è stata espulsa e che il caso di specie si poteva inquadrare come “involontaria ed accidentale dimenticanza di un corpo estraneo in cavità” e che l’espulsione della garza ha portato “ad una risoluzione dei disturbi”.

martedì 1 Dicembre 2015

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