Cultura

Da Ipab ad Asp: come l’Istituto “Canonico Latorre” diventa un’azienda pubblica

Massimo Vinale
L'istituto Canonico Latorre
In questo numero, Social Politik focalizza l'attenzione sul processo di trasformazione dell'istituto di via Nazionale dei Trulli in Asp
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Conoscere le vicende più recenti dell'Istituto "Latorre" contribuisce, almeno in parte, ad avere contezza di alcune pagine di storia locale. Non a caso, Social Politik focalizza l'attenzione sul processo di trasformazione dell'istituto di via Nazionale dei Trulli in Asp</strong>; per poi raccontare, in un successivo numero, della fusione dell'Asp "Canonico Latorre" con l'Asp "Canonico Rossini", entrambe le aziende con sede legale a Fasano.

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Utile, pertanto, risulta il richiamo normativo alla delibera di Giunta regionale n. 1946 del 2008, con la quale si statuisce che "tutte le Ipab e tutti gli enti che rientrano nelle disposizioni della legge 17 luglio 1890 n. 6972 (legge “Crispi”), che hanno sede legale nella Regione Puglia, dovranno obbligatoriamente trasformarsi in aziende pubbliche di servizi alla persona (Asp) o in persone giuridiche di diritto privato" (Fondazioni).

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Nel 2008, dunque, l'Istituto "Latorre" è chiamato a trasformarsi da Ipab in Asp. L’opzione “Fondazione” non viene presa in considerazione dagli amministratori. Più di un secolo di storia, evidentemente, non può essere liquidato con una qualsiasi delibera di CdA. In passato, in verità, altri amministratori hanno valutato l’ipotesi (anche deliberata) di trasformare l’Istituto "Latorre" in un ente di diritto privato</strong>; com’era, probabilmente, nell’idea originaria del canonico Nicola Latorre. Idea che si nutriva, però, non di codice civile e diritto privato, ma di testimonianza evangelica. Il sacerdote Nicola Latorre, infatti, pensava “semplicemente” a dare ristoro e futuro alle “orfanelle”  e non a quale normativa rifarsi per far funzionare al meglio  il proprio orfanotrofio femminile.

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Non a caso, nel 1899, i suoi germani Stefano e Rosa, sostenuti dagli altri due fondatori,  Michele De Luca e Luigi Guarini, come si legge nell’opera I Cento Anni dell’Istituto Latorre di Giovanni Narracci (Schena Editore, Fasano 1999), optano per porre l’orfanotrofio femminile all’interno di un sistema (statale) di beneficenza e assistenza pubblica. La legge n. 6972, promulgata il 17 luglio 1890, procede, infatti, ad una sostanziale "laicizzazione" di tutto il settore sociale, che ora comprende anche l'assistenza, oltre alla beneficenza.

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In sostanza, nel Regno d’Italia, nel periodo indicato, si è avviata la costituzione dello “Stato Sociale”. La legge “Crispi”, infatti, definisce la natura delle Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza (Ipab) e ne precisa compiti e finalità, con l'obiettivo di creare un sistema di beneficenza coordinato, in diretto collegamento con gli organi centrali e periferici dello Stato (Ministero dell’Interno e Prefetture). Con tale norma si cerca, quindi, di convogliare l’assistenza in un sistema (solo) controllato dagli organi centrali dello Stato, senza che quest’ultimo abbia mai assunto alcun obbligo finanziario in materia socio – assistenziale, così come capita oggi con le Asp. È bene precisare, infatti, che né le Ipab né le Asp hanno "entrate derivate" dallo Stato (le Ipab) o dalla Regione (le Asp). Le aziende pubbliche di Puglia fondano il proprio bilancio sulle entrate derivanti dai servizi resi e dalla redditività del patrimonio.

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Fatta tale precisazione, è utile osservare che l’articolo 1 della legge “Crispi” prevedeva, infatti, che qualsiasi tipo di iniziativa in campo sociale doveva essere pubblica, indipendentemente dalle origini delle istituzioni preesistenti, nate spesso da beneficenza privata e/o di carattere religioso. Siamo, dunque, di fronte ad una concezione etica dello Stato. La legge “Crispi”, inoltre, volle assoggettare sotto il controllo statale queste realtà, detentrici, peraltro, di ingenti patrimoni immobiliari; pur garantendo alle Ipab l’autonomia statutaria, nel rispetto delle volontà dei fondatori. Il controllo pubblico trovò espressione anche attraverso la partecipazione della società civile al governo di queste istituzioni. La presenza della società civile negli organi statutari delle Ipab rimane una costante anche con l’avvento delle Asp.

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Nel 2008, dunque, la scelta di trasformarsi in Asp e non in Fondazione è dettata dalla ferma volontà di offrire “servizi pubblici” a costi sostenibili. Gli amministratori pro – tempore hanno, infatti, ritenuto che le politiche pubbliche, se declinate correttamente, possano ancora rappresentare una valida alternativa alle “offerte private”, specie quando si crede in un “utile di impresa” chiamato “bene comune”. Non a caso, quindi, il nuovo statuto dell’Asp "Canonico Latorre" ha interpretato, al meglio, tali obiettivi, tanto da aver proiettato il “Canonico Latorre” in un orizzonte regionale e non più municipale. Anche la nuova "Carta dei Servizi" adottata ha previsto, infatti, nuovi e più qualificati servizi, come l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.

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Con un evidente atteggiamento di protagonismo civile e sociale, l’idea di aprire le porte del "Latorre" ai minori stranieri non accompagnati si è concretizzata, paradossalmente, quando in Italia si discute dell'istituzione di appositi registri prefettizi per i cani e i gatti abbandonati: una sorta di anagrafe canina e felina che le prefetture italiane, secondo il Legislatore, dovrebbero possedere, al fine di contribuire alle ricerche e al ritrovamento degli animali a quattro zampe. In effetti, l'iniziativa parlamentare mal si concilia con la mancanza di un registro prefettizio per i minori stranieri non accompagnati dispersi, stanti, peraltro, i numerosi sbarchi, sulle coste italiane, di tante “carrette del mare”. Nonostante il Mediterraneo rappresenti una delle rotte migratorie più frequentate, in Italia sembrerebbe più importante investire risorse sulla ricerca dei cani e dei gatti abbandonati, piuttosto che dei tanti ragazzi e adolescenti che svaniscono nel nulla.

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La neonata azienda pubblica di servizi alla persona “Canonico Nicola Latorre”, in ossequio alla legge regionale n. 15/2004, si è dotata, dunque, di un nuovo statuto e di una nuova carta dei servizi, i cui aspetti tecnici, giuridici e sociali vengono approfonditi d’intesa con un team di esperti e con i preposti uffici della Regione Puglia. Se la carta dei servizi dell'Asp, come anticipato, si sofferma, tra l’altro, su aspetti oggetto anche di dibattito politico, il nuovo statuto risponde, invece, ad un preciso disegno amministrativo: al consiglio di amministrazione deve essere garantita stabilità; tutto il patrimonio immobiliare dell’Asp deve diventare inalienabile, salvo i casi previsti dalla legge; il consiglio di amministrazione deve essere sottoposto al controllo contabile dei revisori dei conti, oltre quello amministrativo della Regione Puglia; a ciascun consigliere deve poter essere affidata una delega di lavoro, con relativi obiettivi; il presidente, in caso di necessità e urgenza, deve poter emanare ordinanze, da sottoporre a ratifica alla prima seduta utile del consiglio di amministrazione; la gestione dell’Asp, per reggere compiutamente il confronto con i diversi soggetti privati del settore, conformemente al dettato della L.R. n. 15/2004, deve poter essere amministrata con logiche privatistiche, all’interno di un quadro normativo di riferimento di diritto pubblico.

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Tradurre in buone prassi la lettera del nuovo statuto  non è stato un compito facile per gli amministratori del "Latorre". Diverse, consolidate abitudini (educative e amministrative, ndr) hanno fatto sì che taluni interpretassero in maniera troppo soggettiva il da farsi, causando non pochi ritardi nel portare a regime la  riforma dell’ex Ipab. Tuttavia, la tenacia ha riformato l’Ipab anche dai vecchi costumi. Tant’è che la stabilità del consiglio di amministrazione è stata realizzata riconoscendo alla Regione Puglia la possibilità di nominare un consigliere di amministrazione oltre al presidente, previsto per legge. Inoltre, al Consiglio comunale della città di Fasano è stato demandato il compito di nominare tre consiglieri di amministrazione: due di maggioranza e uno di opposizione. Tutto ciò, in cinque anni, ha prodotto una sola delibera approvata a maggioranza. Tutte le altre, all’unanimità. Il patrimonio immobiliare, invece, già oggetto di un legato testamentario da parte dei fondatori, è stato reso inalienabile anche per quei beni donati all’Istituto “Latorre”, negli anni e nei decenni successivi alla fondazione, fatte salve le riserve di legge regionale. Circa il collegio dei revisori dei conti, la scelta del presidente, che può diventare organo monocratico, è rimasta di competenza della Regione Puglia, come per legge, a differenza degli altri due membri, la cui nomina è appannaggio del CdA.

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Quando, nel 2010, viene nominato il consiglio di amministrazione dell’Asp, i diversi componenti sono raggiunti da deleghe di lavoro: patrimonio, contratti, bilancio e rappresentanza “istituzionale”. In particolare, la delega di vicepresidente viene assegnata ad un consigliere nominato dal centrodestra cittadino. Ciò per bilanciare la nomina del presidente, esperita dal centrosinistra regionale, all’epoca già al governo della Regione Puglia. Il tutto in una logica di condivisione e giammai di confusione, seppure ispirata al confronto dialettico. Non ultimo, come anticipato, il nuovo statuto riconosce al presidente pro – tempore la possibilità di emettere ordinanze, in caso di necessità e urgenza. Ciò, come già chiarito, per reggere compiutamente il confronto con i diversi soggetti privati del settore; i quali non sono tenuti ad informare la propria azione amministrativa ai “principi pubblicistici” delle ASP, con tutte le lungaggini conseguenti.

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Un solo esempio: ogni decisione da assumere deve essere sottoposta al vaglio del consiglio di amministrazione. Di norma, quest’ultimo, deve essere convocato cinque giorni lavorativi prima della seduta. Di ciascun punto all’ordine del giorno, come dell’intera seduta del consiglio, deve essere redatto apposito verbale approvato e controfirmato dai singoli consiglieri di amministrazione. Inoltre, entro quindici giorni dalla data in cui si è tenuta la seduta, ogni singola delibera deve essere affissa all’albo pretorio dell’azienda, per rimanervi almeno altri dieci giorni. Ne consegue che competere con un soggetto privato che eroga gli stessi servizi diventa alquanto complicato. Ecco perché, la lettera e lo spirito del nuovo statuto, per quanto ancora migliorabile, ha garantito un’azione amministrativa di tipo privatistica, sempre all’interno di un quadro normativo di riferimento di tipo pubblico. 

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Spenti i riflettori sulla trasformazione dell'IPAB "Latorre" in ASP, d'interesse sarà, infine, leggere della fusione dell'ASP "Latorre" con l'ASP "Canonico Rossini".

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martedì 21 Marzo 2017

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