Sessanta secondi

Raffaella Ricci
.
scrivi un commento 1

– Come si sente? – le chiese l’uomo quando aprì gli occhi. Udiva la sua voce ma vedeva solo l’asfalto e avvertiva un dolore lancinante alla fronte e al naso. – Ora l’aiuto a girarsi – le disse, – se la sente? -.

Lei rispose d sì. Forse. Non era sicura di averlo detto ma sicuramente l’avevo pensato, comunque l’uomo l’aveva sentito e quindi lo doveva aver detto. Quando si girò chiuse gli occhi, la luce del sole l’accecava. – Cosa mi è successo? – domandò.

– Quando sono arrivato era già stesa per terra, è caduta dalla bicicletta. – e indicò una bicicletta che giaceva sull’asfalto a pochi metri da lei.

Sollevò la testa, le faceva male, e guardò la bicicletta. Era rossa, quel colore le piaceva. – Io non ho mai avuto una bicicletta – disse. L’uomo la guardò, – Ricorda il suo nome? – le chiese.

Chiuse gli occhi. Dopo lo sforzo che aveva fatto per guardare la bicicletta, il cielo aveva cominciato a girare e le era venuta la nausea. Cercò il suo nome negli anfratti della memoria, ma non lo trovò. A volte le sembrava di scorgerlo, nascosto da qualche parte, lo inseguiva e quando pensava di averlo agguantato lo perdeva di nuovo.

Cominciò ad agitarsi. Aveva in bocca il sapore del sangue, il naso le bruciava, sentiva uno sciabordio nella testa, come un’onda che si infrange su uno scoglio. Forse era per questo che non riusciva a ricordare il suo nome. Due lacrime le scivolarono dalle ciglia chiuse.

L’uomo le disse: – Le dispiace se la chiamo Milena? Così è più facile comunicare. Lei mi chiami pure Michele, il mio nome è un po’ più lungo ma Michele va bene. E visto il momento è anche più pratico darci del tu.-

– Grazie, mi sentivo persa senza un nome, ma Milena mi piace. Perché non controlli la carta d’identità nella mia borsa? –

– Non vedo nessuna borsa, ma se te la senti, ti aiuto ad alzarti. Sono sicuro che una volta in piedi ti sentirai meglio. –

Milena si appoggiò alle braccia dell’uomo che l’aiutò a sollevarsi. Le sembrò di essere in piedi ma di non toccare il suolo. Era una strana sensazione che non sapeva spiegare, così come non sapeva spiegare perché la luce del sole fosse tanto accecante nonostante le palpebre chiuse.

– Succede, quando si batte la testa – disse Michele, – e no, non sono un dottore -.

– Ma io non te l’ho chiesto! – disse Milena.

– So leggere nel pensiero. – rispose Michele.

Milena pensò: “Scherza per tirarmi su”. E in quell’istante, visto che il dolore alla testa le era passato, aprì gli occhi.

Dapprima le sembrò di scorgere solo nebbia, batuffoli di nebbia che danzavano davanti al suo viso, nuvole di zucchero filato in cui affondavano le sue guance, isole di ovatta circondate da un mare di latte.

– Devo proprio essermi fatta male – disse, – se vedo tutte queste varietà di nebbia.-

– Era necessaria – le risposte Michele, – il sole ti dava troppo fastidio -.

Milena sorrise e nella nebbia cercò il volto dell’uomo. – Sei bellissimo! – disse, – sembri un modello di Dolce e Gabbana. –

– Se ti ricordi di una pubblicità vuol dire che va meglio – disse Michele, – vedrai, tra un po’ ricorderai anche il tuo nome -.

Si incamminarono lungo un sentiero leggermente in salita che si svolgeva tra due campi di papaveri. Milena ricordò le corse tra i prati quando andava in campagna dai nonni in contrada Sant’Angelo. Ricordò quella volta che avevo raccolto i papaveri per portarli a casa e metterli in un vaso. Erano subito appassiti. Da quella volta non aveva più voluto un fiore reciso. Guardò Michele che procedeva tranquillo al suo fianco:

– Sono morta? domandò a bruciapelo.

Delle voci le giunsero sovrapposte, confuse:

– Signora … signora … come si chiama? –

– Mi chiamo Milena – e chiuse di nuovo gli occhi.

– Ossigeno! –

– Immobilizza la colonna cervicale! –

– Com’è la pressione? –

– Cominciamo a infondere ringer lattato.-

– Milena, come si sente? –

Non riusciva a rispondere.

– Controlla le pupille.-

Tornò il silenzio e nel silenzio la voce di Michele:

– No, ma non potevo lasciarti sola sul ciglio della strada.Ti ho fatto compagnia per sessanta minuti. Il tempo a volte è troppo lungo se non c’è qualcuno a tenerci la mano -. Le sorrise e si voltò per riprendere il sentiero.

Milena lo guardò andar via. Solo allora si l’accorse delle grandi ali sulle sue spalle.

sabato 6 Aprile 2019

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti