Indagine su Adamo ed Eva

Raffaella Ricci
Intervista ad Adamo
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Quando ci siamo trovati fuori dal Paradiso Terrestre non sapevo che dire. Eva aveva iniziato a piangere e giurava di non aver mangiato la mela. Mi sono domandato che motivo avrebbe avuto di mentire e poi
secondo Dio anch’io avrei mangiato la mela e io so di non averlo fatto.

No, ci deve essere un’altra spiegazione. E poi, se i colpevoli eravamo solo noi perché anche gli animali innocenti hanno ricevuto la nostra stessa condanna?

In quel momento comunque dovevo pensare ad Eva e mi sono inventato quella stronzata che mi stavo annoiando.

In realtà io nel Paradiso Terrestre ci stavo da Dio: mi svegliavo quando volevo, facevo delle lunghe passeggiate nei boschi in compagnia dei lupi, se avevo fame mi bastava allungare una mano e se avevo sete bevevo al ruscello.

A volte con Eva facevamo delle nuotate nel lago o ci lavavamo sotto una cascatella.

Quelli erano i momenti più belli: lei mi strofinava la schiena, il petto, le gambe e io facevo lo stesso a lei. Giocavamo a buttarci l’acqua addosso, correva e la inseguivo, rideva. Quando la raggiungevo si abbandonava tra le mie braccia, ansimava e mi sfiorava la pelle con le mani e con le labbra. Iniziavamo un gioco nuovo fatto di contatto: i nostri corpi aderivano
l’uno all’altro, si univano, si saldavano. Era una sensazione fantastica!

Qualche volta ne avevo parlato con i maschi delle altre specie e tutti eravamo concordi che quella fosse la cosa più bella che ci era stata data. Era così bella che decidemmo di darle un nome. Ognuno a modo suo si intende. Io ero indeciso se chiamarla estasi o passione. Avevo pensato anche alla parola amore ma alla fine decisi che quella cosa l’avrei chiamata sesso.

Lo dissi a Eva. -Io la chiamerei amore, è più musicale, è più tutto-disse.

-Donna- risposti, -sesso è una parola breve, semplice, immediata. Non complichiamoci l’esistenza-.

E invece lei amava complicarsela. -Abbiamo bisogno di un posto nostro dove dormire.- mi disse una mattina che ci eravamo appena svegliati. -Ma se abbiamo a disposizione tutto l’Eden perché limitarsi solo a un posto?- -Perché sarebbe solo nostro- rispose.

Ci mettemmo a cercare. Ogni volta che mi fermavo per un pisolino, mi strattonava. -Se continui a dormire non lo troveremo mai il nostro posto-. E anche quando mi fermavo a salutare il leone, il rinoceronte o l’elefante mi strattonava. Comunque alla fine lo trovammo.

Era una grotta spaziosa con una grande apertura che permetteva alla luce di entrare. Tutt’intorno alberi e piante da frutto, un ruscello e anche una piccola cascata.

-Qui faremo la doccia- disse. -Si chiama sesso- la corressi. -Non cominciare con questa fissa del sesso. La doccia è quello che facciamo prima-. Sorrisi, Eva è stata sempre brava a inventare parole nuove, tante parole. Troppe!

Dio ci osservava. Qualche volta durante le nostre passeggiate l’incontravamo. -Come va? – ci domandava e passava oltre senza aspettare la nostra risposta. Lui conosceva bene come andava.

-Lo vedo annoiato- mi disse una volta Eva. – Che vuol dire annoiato? – le chiesi. – E ‘una parola che mi è venuta adesso, non so, forse si è lanciato in questa impresa di creare il sole, la terra, le stelle e tutto il resto con troppo entusiasmo. Ha fatto tutto troppo in fretta. Magari se si fosse preso un po’ più di tempo qualcosa gli sarebbe venuta meglio-. E mi guardò con un sorriso indecifrabile, lo stesso che secoli dopo un certo Leonardo avrebbe dipinto sul volto della sua Gioconda.

-Adesso non sa più che fare- concluse..

A distanza di qualche giorno mi accorsi che c’era anche qualcun altro che si annoiava ed era il serpente. Era sempre arrotolato sull’albero, con gli occhi chiusi che apriva ogni tanto per vedere se si avvicinava qualcuno. Allora spingeva fuori quella sua linguetta a due punte a mo’
di saluto ma io evitavo di incrociare il suo sguardo. Non mi piaceva. Poi mi accorsi che
faceva il cascamorto con Eva e mi piacque ancora meno.

-Non fare la civetta con quel brutto ceffo! – le dissi.

-Non faccio la civetta! Quel tizio non piace neanche a me. È infido. Mi domando che ci sta a fare nel Paradiso Terrestre. È una nuvola nera in un cielo terso, una pietra acuminata tra i ciottoli del ruscello, una mandorla amara tra le mandorle dolci. Insomma è una nota stonata che incrina la nostra armonia.-

-Non iniziare a parlare difficile- la interruppi. -Va beh! Non lo sopporto-concluse.

Comunque neanche noi gli eravamo simpatici, ci osservava sempre con uno sguardo giallo, cattivo, subdolo come dice Eva, e ho il sospetto che abbia macchinato qualcosa ai nostri danni.

Fatto sta che Dio ha creduto alla sua versione. O forse ha colto l’occasione per cambiare qualcosa del suo progetto originario. Secondo me, quelle giornate che si ripetevano liete ma tutte uguali, senza slanci, senza picchi, senza novità, lo avevano stancato.

Certo è che io, quando è successo il fattaccio sapevo già da che parte stare.

Voi potete anche pensare che sia stato per il sesso, ma vi sbagliate.

È stato per amore.

sabato 4 Maggio 2019

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