«Nello scorso agosto, tramite il nostro portavoce Raffaele Trisciuzzi, abbiamo presentato una mozione in Consiglio comunale per far sì che si svolgesse un Consiglio monotematico sull'ospedale. La mozione ha avuto parere favorevole del Consiglio, ma – a sette mesi di distanza – del Consiglio monotematico non c'è traccia». Ad affermarlo, in una nota stampa, sono gli attivisti locali del Movimento 5 Stelle.
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E affermano: «Durante la conferenza dei capigruppo del 17 febbraio scorso, tramite sempre Raffaele Trisciuzzi, abbiamo sollecitato il sindaco Francesco Zaccaria e l'Amministrazione comunale a convocare, il prima possibile, il Consiglio monotematico. La risposta è stata negativa, l'Amministrazione e il sindaco ritengono che non ci siano novità rilevanti, quindi hanno preferito rispedire al mittente la richiesta. Noi attivisti del Movimento 5 Stelle crediamo invece, che il Consiglio monotematico sia di vitale importanza. Innanzitutto per conoscere, una volta per tutte, la posizione del sindaco e della maggioranza sul tema ospedale. Poi potremmo invitare i vertici Asl e il presidente della Regione e assessore alla sanità Michele Emiliano, così da chiarire, in maniera onesta, la situazione e il futuro del nosocomio fasanese».
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La nota prosegue: «Se non è il Consiglio comunale, qual è il luogo più adatto per parlare del sacrosanto diritto alla salute dei cittadini fasanesi? Ce lo facciano sapere il prima possibile! Perché a quanto pare, il sindaco Zaccaria e la maggioranza in Consiglio, probabilmente, non si sono accorti che dal giorno della mozione sul Consiglio monotematico, l'ospedale di Fasano ha continuato il suo lento, straziante, processo di smantellamento. In questo lasso di tempo, né il primo cittadino, né la maggioranza, si sono opposti al piano di riordino ospedaliero regionale, voluto fortemente dal presidente Emiliano. Chiediamo quindi, che venga convocato, il prima possibile, un Consiglio comunale monotematico per mettere al corrente, in modo preciso e onesto, i cittadini fasanesi, sul futuro dell'Umberto I, e lo vogliamo prima che sia troppo tardi, perché tardi non è mai».
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