Cultura

Dante spiegato al Liceo “da Vinci”: 700 anni di un cittadino attivo e creativo

Marta Santoro
Gargano e Valerio in “Dante cittadino di ieri
Al Liceo "da Vinci" di Fasano, una lezione sull'importanza di essere colti, sognatori e poeti per essere cittadini, con i docenti e studiosi della figura di Dante, Sebastiano Valerio e Trifone Gargano
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«Per me è sempre un piacere enorme tornare qui, dove ho compiuto i miei primi misfatti, è un piacere enorme rivedere i colleghi a cui ero e sono tanto legato. Ogni volta che sono tra di voi mi sento davvero a casa». Così, Sebastiano Valerio, professore ordinario dell’università di Foggia, autore di saggi ed ex docente dell’IISS “Leonardo da Vinci” (negli anni 2001 e 2002) si è presentato al pubblico dell’auditorium dell’istituto, ieri, venerdì 31 marzo, nell’ambito dell’incontro “Dante cittadino di ieri, Dante cittadino di oggi”.

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Accompagnato da Trifone Gargano, insegnante di letteratura negli istituti scolastici secondari e professore a contratto presso l’università di Foggia, Valerio ha iniziato il suo seminario, con una domanda più o meno retorica: «Possiamo davvero definire un autore di 700 anni fa attuale?». La sua risposta è stata netta e decisiva: no, Dante non è attuale, Dante non è moderno, non è un supereroe né un mago. Dante è attivo e dinamico, questo sì.

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L’attualità dantesca, secondo Valerio, bisogna saperla leggere e percepire nel contesto dei suoi versi, trovando con personale occhio critico quelli che sono i derivabili insegnamenti di vita.

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Come Valerio ha documentato, Dante scrive la parola “cittadinanza” solo due volte nella Commedia, nel XV e nel XVI canto del Paradiso, non abusando di una parola che per il poeta aveva un valore semantico inestimabile. Cittadinanza nel Medioevo non è l’insieme dei diritti civili, ma l’insieme dei cittadini.

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«Siamo lontani da quello di cui discutiamo oggi. Il termine cittadinanza aveva un peso. Essere cittadini all’epoca di Dante significava avere una totalizzante identità, così importante, che la località di nascita sostituiva il cognome (Francesco D’Assisi ad esempio). Per questo motivo l’esilio per Dante è stato un drammatico taglio di una parte della sua identità. Dante non nasce cosmopolita, è stato costretto a diventare un cittadino del mondo dopo esser stato cacciato dalla sua Firenze».

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Valerio ha fornito spunti di riflessione importanti allo studentato, abituato ad approcciarsi al libresco Dante come poeta geniale e immobile credente, del quale spesso si trascura la natura umana. Ha concluso il suo discorso incisivo e virtuosistico con una considerazione dal sapore di un invito: «L’attualità di Dante qual è? È che per poter essere cittadini bisogna essere anzitutto colti, sognatori, poeti, e soprattutto consapevoli dell’enorme funzione educativa che la letteratura come poche altre cose ci dà».

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La seconda parte del convegno è stata dedicata all’intervento di Trifone Gargano, docente sui generis che da subito si è dichiarato contrario alle banalizzazioni dei classici, alle attualizzazioni improprie ed improvvisate e all’ansia della trasmissione storica.

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«Non tutti i 15000 versi che Dante ha scritto hanno qualcosa da dire e da dare. Non tutto va tramandato. Dobbiamo smetterla di formare degli specialisti. Bisogna formare il gusto per la narrazione».

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E facendo dei salti pindarici dal Medioevo al XX secolo avendo come linea guida il dantismo creativo, Gargano ha mostrato fumetti e cartoni animati, ha fatto ascoltare canzoni e vedere filmati pur di assicurarsi che gli studenti credessero a quanto Dante sia ancora attivo e non attuale.

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Un boato è stato il seguito di una rischiosa dichiarazione di Gargano, che ricoperto di applausi, con tono di sfida ha affermato: «Bisogna smetterla con la scuola chirurgica, diabetica e anemica che ha distrutto il gusto per il bello, per la letteratura e per la lettura. Non possiamo coltivare competenze che non esistono più. Anche se i docenti mi odieranno, io vi dico che nella vita bisogna schierarsi. Bisogna prendere delle posizioni, che esse siano corrette o scorrette, ma bisogna prenderle. Come Don Lorenzo Milani (prete, insegnante e scrittore, ndr) asseriva: "A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca?"».

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Percepibile è che il seminario non si è fermato ad analizzare solamente la figura di Dante poeta, Dante cittadino o Dante innamorato, ma si è parlato di un Dante ribelle e anticonformista che della cultura ne ha fatto un’arma per guadagnare l’eternità.

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sabato 1 Aprile 2017

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