Compagnia Glitter

Il tempo degli esclusi, dell’arte, delle passioni: “Il tempo delle cattedrali”

Rosachiara Monopoli
Il tempo delle cattedrali
Ieri sera, lunedì 21 maggio, la compagnia Glitter di Fasano ha rappresentato il musical "Il tempo delle cattedrali", liberamente ispirato al romanzo "Notre Dame de Paris" di Victor Hugo
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“Noi siamo gli stranieri, i clandestini. Noi uomini e donne, soltanto vivi. Noi siamo gli sconfitti, battuti e vinti”: l’ intera, numerosissima, platea del teatro Kennedy di Fasano, ha brulicato, ieri sera, lunedi 21 maggio, di sans papier parigini. Ciascuno spettatore non ha potuto evitare di riconoscersi in un pezzo del mistero, della solitudine, della sofferenza dei protagonisti de “Il tempo delle cattedrali“, il musical portato in scena dall’ormai affermata compagnia Glitter di Fasano, liberamente ispirato al romanzo di Victor Hugo “Notre Dame de Paris” e all’adattamento musicale di Riccardo Cocciante.

La storia, narrata dai versi dell’ ironico e sentimentale poeta Gringoire (sempre più bravo Tommaso Ancona, in un ruolo nelle sue corde), pur trascendendo qualsiasi confine spazio – temporale, è ambientata nella Parigi del 1482, attorno alla celebre cattedrale di Notre Dame (è notevole e ben gestito lo sforzo scenografico). Un gruppo di gitani invade la città e la loro richiesta di asilo, le loro implorazioni di aiuto, le loro urla di protesta, suonano come un monito di grande attualità. L’ensemble, composto da Alessandro Leogrande, Carlo Intini, Claudia Bagorda, Davide Lombardi, Gaia Cardone, Mariangela Cecere, Mariliana Petruzzi, Nunzia Abbracciavento, Roberta Lisi, Rosita Quaranta, Sheila Mirabile, Francesca Sibilio, Vanni Palmisano, Giorgia Castrovilli, Maddalena Mileti, Elena Di Geronimo, Federica Sibilio, Gioia Losavio, Pierfrancesco Maggiore, Sonia Pugliese, Ilenia Masciandaro e Desirè Bennardi è coeso e riesce, con professionalità, a rendere le scene corali il vero fulcro dello spettacolo: in pezzi come “I clandestini”, “Il tempo delle cattedrali”, “Il Papa dei folli”, “Catturati”, il gusto tutto barocco per l’abnorme, l’ambiguo, il perverso, si mescolano alla sublimità dei testi e all’efficacia delle coreografie, curate da Nunzia Abbracciavento. Tra gli straccioni predomina Clopin (impeccabile Angelo Angelini), fratello di Esmeralda, la bellissima zingara andalusa, in bilico tra la profondità della sua solitudine e la dirompenza della sua energia vitale (plauso incontestabile a Simona Baccaro che, forte della propria presenza scenica e del naturale magnetismo, ha saputo essere la vera dame del palco, in tutti i registri di Esmeralda). Durante la “Festa dei folli”, ancestrale festa simile ad una sorta di carnevale romano in cui l’ordine delle cose viene sovvertito per un giorno, il gobbo campanaro Quasimodo viene incoronato “Papa dei folli”: il più brutto, spaventoso, grottesco uomo della città (Giacomo Angelini è un gobbo non convenzionale, dolce e appassionato). Egli è segretamente innamorato di Esmeralda, ma sarà costretto a dividerne le attenzioni con Febo, affascinante capo delle guardie (convincente Matteo di Tano), a sua volta dilaniato dal topico conflitto tra amore passionale o puro, istintuale o sicuro, rosso porpora o bianco candido, Elena o Maria, Esmeralda o Fiordaliso (la Fiordaliso di Miriam Convertini è profonda: angelicata ma non esente da una vena di aggressività e morbosità). Antagonista e personaggio negativo per eccellenza è, infine, Frollo (intenso e tenebroso Nicola Cecere), l‘arcidiacono che domina la vita di Quasimodo e che, vittima della sua passione lussuriosa per Esmeralda, giungerà a condannarla all’impiccagione per i reati, mai commessi, di stregoneria, frode e tentato omicidio.

La vicenda, già di per sè dal forte potere evocativo, è stata arricchita (grazie anche alla direzione musicale di Miriam Neglia e alla regia della magistrale Teresa Cecere) da soluzioni sceniche originali: commovente e delicato il momento della morte di Esmeralda, con la triplice prospettiva delle tre coppie in bianco; assolutamente riuscita la coregrafia delle tre campane (Alessandro Leogrande, Davide lombardi, Vanni palmisano), dall’atmosfera quasi circense.

In chiusura di serata, di fronte ad una emozionata standing ovation, Teresa Cecere ha annunciato il progetto di rendere questo spettacolo itinerante, con una serie di repliche le cui date saranno presto rese note. Nel frattempo, sarà “Il tempo delle cattedrali” ancora stasera, 22 maggio, sempre al Kennedy di Fasano, per un altro concentrato di “statua, musica e poesia”, di “storia d’amore e di passione”, di “artisti senza nome”.

martedì 22 Maggio 2018

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