Pallamano

Una vita per la pallamano

Giulia Ribigini
Paolo De Santis
Abbiamo intervistato Paolo De Santis, classe '88, vicecapitano della squadra di pallamano Junior Fasano.
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Una breve chiacchierata per conoscere il giovane viecapitano della squadra fasanese di pallamano.

Come sei diventato vicecapitano della squadra e quali sono i tuoi compiti?

Diventare capitano spetta al più “anziano” all’interno della squadra: non per età, ma per esperienza. Essendo, in questo gruppo, secondo nel tempo di presenza in campo con la maglia dello Junior Fasano, il grado di vice appartiene a me, mentre a Flavio (Messina, ndr), che è il più “anziano”, spetta il ruolo di capitano. All’interno di una squadra le mansioni dei diversi ruoli sono relative, tutti devono dare il meglio per mantenere l’armonia. Io e Flavio insieme cerchiamo di tenere il gruppo unito e sereno, dato che, quando si è in circa 20 persone, è difficile che tutti vadano d’accordo. Quindi c’è magari la necessità di mantenere calmo qualcuno, di motivare qualcun altro o, nel caso dei più piccoli, fargli da guida e aiuto.

Parliamo di te: come ti sei avvicinato alla pallamano e qual è stato il tuo percorso?

Il mio amore per questo sport è iniziato quando avevo cinque anni. Mio fratello più grande aveva cominciato prima di me ed io desideravo così tanto assistere ai suoi allenamenti, passando ore in palestra, che mia madre decise di iscrivermi. Ormai è una passione che dura da ventisei anni. Ho fatto l’esperienza delle giovanili, giocando a Fasano, fino alle nazionali. Adesso sono, possiamo dire, quasi a fine carriera e continuo sempre la mia attività con la prima squadra.

Sei giovane, ma già vanti una carriera lunga e costellata di vittorie e soddisfazioni. Qual è per te quella più memorabile?

Sicuramente la vittoria che mi sta più a cuore è la seconda Coppa Italia che abbiamo vinto a Lavis tre anni fa. Mentre negli anni precedenti entravo in campo solamente quando servivo, quello era il primo anno che giocavo da titolare nella prima squadra, e da difensore centrale mi ritrovavo ad essere responsabile di giocatori più grandi di me per età ed esperienza, che contavano numerose vittorie. Quella è stata per me una grande soddisfazione.

Lo scorso anno hai avuto un infortunio. E’ stato difficile per te rimetterti in campo?

Sì, durante la semifinale dello scudetto, circa un anno fa, mi sono lussato una spalla, e per questo mi sono operato a settembre scorso. Il mio infortunio è stato “stupido”, ma comunque mi sono dovuto operare per evitare che si ripetano problemi in futuro. Nonostante sia tornato a giocare dopo soli tre mesi e mezzo, ancora adesso sto recuperando con il tempo la forza e l’elasticità che avevo prima nei movimenti.

Per concludere, hai un messaggio per i ragazzi e le ragazze che sono desiderosi di affermarsi nel tuo sport?

Per me questo vale per qualsiasi sport, sia singolo che di squadra: è necessaria la pazienza nel cercare dei risultati, che, se non arrivano subito, sicuramente arriveranno con l’impegno e un lavoro costante. E’ vero che non tutti possano essere Campioni d’Italia o del Mondo, o vincere un’Olimpiade, ma nel proprio piccolo è possibile raggiungere tante soddisfazioni, anche se non economiche (non tutti guadagniamo quanto i calciatori, nonostante siamo Campioni d’Italia). Inoltre lo sport è una palestra di vita, insegna a stare insieme agli altri, a rispettare le regole, una cosa che ai ragazzi di oggi sicuramente manca, e servirebbe.

mercoledì 8 Maggio 2019

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