La corsia di accelerazione

Raffaella Ricci
Sai perché si chiama corsia di accelerazione? Perché devi accelerare, non fermarti.
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Dario è seduto in poltrona a guardare un documentario, Claudia è in cucina a preparare la cena.

Nella casa solo la voce dello speaker e il rumore delle pentole sul fuoco, dell’acqua che scroscia nel lavello, dei cassetti che si aprono e si chiudono.

Sono già due ore che non si rivolgono la parola. Dario alza il volume perché Claudia fa troppo rumore con le pentole, Claudia sbatte più forte i cassetti.

Se va avanti così i vicini daranno colpi sui muri affinché la smettano di fare chiasso.

E pensare che tutto è nato per una corsia di accelerazione.

Guidava Claudia e a Claudia da fastidio quando lui fa il professore.

Dario è un professore!

E purtroppo continua a farlo anche quando non è a scuola. Claudia invece è una bancaria, precisa, forse anche un po' di più, quel tanto che basta a far diventare un pregio un difetto.

Ma torniamo alla corsia di accelerazione.

Corsia di accelerazione.

Altrimenti detta corsia di immissione.

Consente di passare da una strada secondaria a una principale.

E su questo sono entrambi d’accordo.

Ma non sono d’accordo su come si deve transitare.

“Accelera” ha detto Dario quando Claudia l’ha imboccata per uscire dalla città.

«Sì, accelera» mugugna Claudia ripensando alla loro lite mentre ora spadella verdure sul fuoco e sbatte un mestolo nel lavandino, perché non è che le piaccia tanto dover stare ai fornelli mentre lui guarda la televisione.

Si accetta di ricoprire un ruolo solo per quieto vivere, perché l’altro non è evoluto al punto da capire che non ci sono compiti che spettano alla donna in quanto donna, e perché è difficile liberarsi da certi condizionamenti.

No, dico, ve la ricordate la monaca di Monza? Sin dalla più tenera età le hanno messo tra le braccia una bambola di pezza vestita appunto da monaca.

«Già accelera, così andavo a sbattere contro l’auto che stava sopraggiungendo.»

«Ti ho sentita sai?»

Dario abbassa il volume del televisore, ma resta seduto in poltrona.

«Sai perché si chiama corsia di accelerazione? Perché devi accelerare, non fermarti».

Claudia sbatte un altro cassetto e gli si para davanti.

«Guidavo io, nello specchietto retrovisore e anche in quello laterale guardavo io, c’era un’altra auto che sopraggiungeva nella corsia di sorpasso, cosa dovevo fare? Schiantarmi?».

Poi torna in cucina.

Dario la segue.

«Le auto erano lontane avevi tutto il tempo di immetterti, bastava accelerare e invece ti sei fermata, che è la cosa più pericolosa. Il fatto è che non vuoi ammettere i tuoi errori».

Claudia guarda le pentole sul fuoco, ha due possibilità, spegnere i fornelli o far bruciare tutto perché ora non ha proprio voglia di cucinare. Spegne i fornelli e lo guarda, le palpebre battono freneticamente, ha una specie di risata strozzata in gola che non la fa respirare, deglutisce, una, due volte.  

«Tu invece li ammetti i tuoi errori, vero? Quante volte ti ho detto di rallentare in curva e di non incollarti all’auto che ti precede? Quante volte parli al cellulare mentre guidi?  Io sono prudente, tu no».

Sono uno di fronte all’altra davanti alla porta, entrambi furenti.

«La verità è che non sai guidare»

«Ah adesso non so guidare!»

Ora la voce le è diventata stridula, «Vado a dormire nell’altra stanza, mangia tu se ci riesci», e fa per uscire dalla cucina.

«No, vado io a dormire nell’altra stanza» ribatte Dario, e anche lui fa per uscire dalla cucina senza dare la precedenza a Claudia.

Ora non è che vogliamo discutere di galateo perché abbiamo già troppa carne a cuocere questa sera, ma il risultato è che vanno a schiantarsi l’una contro l’altro. Per fortuna non a forte velocità.

Raffaella Ricci

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

sabato 25 Settembre 2021

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